Il picco del debito

Qualche tempo fa, nell’istruttivo pomeriggio romano passato con Paoletti e Birillo, mi sono chiarito un po’ di cosette relative al ruolo del denaro nei sistemi umani. È lì che ho maturato la consapevolezza che la questione “soldi” sia una di quelle fondamentali per un reale cambio di paradigma.

Ci sono infatti meccanismi incredibilmente potenti che ci inducono a percorrere e ripercorrere all’infinito gli stessi processi e fanno sì che il nostro sistema si riproduca sempre sostanzialmente uguale nel corso dei secoli.

Il nostro modo di gestire il denaro è probabilmente uno di quei fattori chiave che ci impediscono di prendere strade diverse, di passare ad esempio da un sistema basato sulla crescita a uno basato sull’equilibrio tra benessere e risorse.

Come sempre non mi interessa discutere in modo ideologico della cosa, o farne una questione morale, possiamo però prendere atto che lì c’è qualcosa che si dovrà cambiare se vogliamo creare un sistema diverso.

Per esempio è piuttosto semplice osservare come ora, oltre ad essere al picco di molte delle risorse indispensabili, siamo anche giunti ad un ennesimo picco del debito mondiale. Se date un’occhiata a questo articolo del New York Times, potete rendervi conto di come la situazione sia già semplicemente insostenibile.

Moody minaccia di togliere la tripla A agli Stati Uniti d’America, ovvero, l’economia di riferimento del mondo è talmente indebitata da non dare più garanzie (per la Gran Bretagna e molti altri stati occidentali la situazione è simile). La cosa divertente (o se volete drammatica) è che nessuno sa come fare a rimediare al problema.

Nemmeno una ripresa della crescita (sempre che fosse possibile e sappiamo che non lo è per una questione di risorse fondamentali) sarebbe sufficiente ad arginare la immensa massa di debiti che continua ad accumularsi e a crescere. Si tratta di una specie di mostro che, una volta superata una certa dimensione, smette di essere controllabile e continua a crescere fino a distruggere il sistema che lo ha creato.

Succede nelle aziende, succede ai singoli stati (Argentina, Grecia…), ma può succedere anche a livello mondiale (siamo stati vicinissimi a un crollo totale nell’ottobre 2008, come lo stesso Tremonti ha fatto notare più volte).

“E come se ne esce?” mi sono chiesto io.

Birillo e Paoletti (in realtà più Paoletti mi pare) mi hanno spiegato che fino ad oggi, nel corso della storia, si è usato uscire da queste situazioni attraverso un bel crollo complessivo, più frequentemente una bella guerra che producesse una sorta di tabula rasa, di reset generale. Dopo si era pronti a ripartire per un nuovo ciclo (gli economisti seri mi perdonino la brutale semplificazione).

Ecco, sarebbe molto bello, che questa volta, riuscissimo a evitare un crollo troppo doloroso, ma soprattutto sarebbe bello non ripartire come prima, creare un sistema diverso che non riproduca questo meccanismo perverso. Uno degli ingredienti della nuova ricetta dovrà essere un nuovo senso per il denaro e nuove regole (radicalmente nuove) per la sua gestione, probabilmente da questo non si potrà prescindere.

Anche questa è una parte della Transizione da immaginare.
Nel frattempo, buon picco del debito a tutti.

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15 Risposte to “Il picco del debito”

  1. Alberto Says:

    Sarebbe molto bello ma e’ utopico. Non comanda il popolo ed il buon senso, comandano una masnada di banditi vestiti da pinguini che vivono e comandano trasversalmente tutti i governi del mondo attraverso l’emissione di moneta privata. Sono loro che attraverso l’aumento e la diminuzione delle masse monetarie emesse dalle varie banche centrali private innescano i cicli di espansione e contrazione. In pratica sono alla barra del comando a loro unico esclusivo vantaggio: la moneta e’ manipolata e non e’ piu’ da molto tempo un mezzo per perseguire dei fini nobili e benevoli, ma una merce fine a se stessa per la quale stati, privati e banchieri fanno a pugni per everne il piu’ possibile. Avete presente la fossa degli alligatori con le loro prede? Quando l’acqua si abbassa le prede sono piu’ facili da prendere, quando si alza sono piu’ ifficili da prendere. La massa monetaria e’ l’acqua e gli alligatori sono i banchieri privati.

    • Cristiano Says:

      Non penso sia utopico, questo è uno dei momenti in cui è più facile cambiare le cose, credo che il punto fondamentale sia però affrontare il tutto in modo sitemico, non si risolve il problema della moneta immaginando di agire sulla moneta, ci vuole un’azione immensamente più ampia, ci vuole …. mmmm vediamo… la Transizione 🙂

  2. Giorgio Says:

    Mi sembra capire che il problema più grande delle nostre società occidentali – e non solo – sia cercare di andare avanti, nonostante tutto, ben sapendo che la crescita continua, costante e diffusa è solo una grande illusione collettiva.
    Tutti ormai mentono, sapendo di mentire, illudono, raggirano, distolgono le attenzioni e le culture che potrebbero danneggiare questo grande circo. E’ l’inizio del si-salvi.chi-può, che tradotto è sempre lo stesso concetto: il ricco può comprarsi la sopravvivenza, gli altri no, quindi soccomberanno prima di lui. E quando soccomberanno inizierà un altro ciclo storico, una ricrescita e la sopravvivenza della specie sarà garantita ancora una volta. La storia del mondo non è cambiata. Sono cambiati solo i mezzi, il contesto e gli attori.
    Avanti così, non possiamo farci nulla.

  3. Giorgio Says:

    Cristiano, non si può cambiare il gioco quando ci sono oltre sei miliardi di giocatori. La soluzione alternativa è diminuire i giocatori, ovvero non farne nascere più di tanti. E’ proprio il controllo delle nascite, diffuso e condiviso che potrebbe rallentare lo spostamento massivo di genti da una parte all’altra del globo. Il nuovo business si farà proprio nei luoghi da cui le masse scappano. Questi territori, saranno riconquistati e qui cresceranno le nuove economie, forse più serie, ma sicuramente più produttive delle nostre, ormai inquinate da menti malsane e contorte. E qui nascerà il nuovo business, le nuove culture, e sopratutto le nuove idee. Noi da tempo, in occidente, non produciamo più nulla. Consumiamo solo.

  4. tTalk S. Lazzaro: com’è andata « Io e la Transizione Says:

    […] a questa decisione sono stati determinanti gli incontri e i lunghi scambi di idee e dubbi con Pier Luigi Paoletti e Patrizia […]

  5. Marco Says:

    Se c’è un debito vuole dire che c’è chi ha il credito. Non sono tanto preoccupato per il debito, io sicuramente non sono tra i creditori. I creditori vorranno schiavizzarci se non paghiamo? E’ da vedere!

  6. Il mondo che verrà: istruzioni per l’uso. « Io e la Transizione Says:

    […] mondiale. A leggerlo mi ci ritrovo in pieno perché assomiglia tanto alle riflessioni fatte con Paoletti (e non scordiamoci Birillo) un po’ di tempo […]

  7. Picco del debito | Lame in Transizione Says:

    […] Ci aveva anticipato qualcosa Marcello Rossi introducendo l’incontro sullo SCEC ad aprile, poi ne ha parlato Cristiano Bottone nel suo blog. […]

  8. Io, Stoneleigh e la crisi… « Io e la Transizione Says:

    […] Secondo Paoletti (e altri analisti economici) ad esempio, uno dei peccati originali del nostro sistema è quello della produzione esponenziale del debito. Il sistema degli interessi sul denaro concesso in prestito produce sempre e immancabilmente una crescita esponenziale e alla fine insostenibile del debito stesso, quello che io chiamo picco del debito. […]

  9. Dallo yoyo alla trottola « Campagnola in transizione Says:

    […] Secondo Paoletti (e altri analisti economici) ad esempio, uno dei peccati originali del nostro sistema è quello della produzione esponenziale del debito. Il sistema degli interessi sul denaro concesso in prestito produce sempre e immancabilmente una crescita esponenziale e alla fine insostenibile del debito stesso, quello che io chiamo picco del debito. […]

  10. Il picco del debito avanza… « Io e la Transizione Says:

    […] (il cane di Paoletti – ormai queste attività di routine le segue lui) e mi informa che il picco del debito avanza inesorabilmente rendendo la tensione generale del sistema economico sempre più […]

  11. Economia della felicità 2 « Transition Italia Says:

    […] competizione (2) gli interessi sul debito la costruzione della realtà percettiva la carenza di pensiero sistemico la […]

  12. 2011 – Comincia qui l’economia della felicità? 2 « Says:

    […] competizione (2) gli interessi sul debito la costruzione della realtà percettiva la carenza di pensiero sistemico la […]

  13. Per amore dei pesci (e non solo loro) « IN CAMMINO Says:

    […] la chiamano alcuni studiosi (del petrolio, del suolo fertile, della salute, della popolazione, del debito, dell’uranio, dei […]

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