Esportiamo la Transizione

Le vie della Transizione sono davvero infinite e sorprendenti, così va a finire che la nostra Deborah (fulgido fulcro del Gruppo Traduttori di TI), si ritrova profetizzare la Transizione in Irlanda, là dove tutto, in un certo senso, ha avuto inizio.

Non solo, ma pare che gli irlandesi le diano pure retta, davvero incredibile, e aggiungo un applauso alla straordinaria intraprendenza di questa donna. Ecco il suo racconto di questa esperienza ancora in corso.

Ciao a tutti,
meglio tardi che mai, eccovi qualche nota dalla (futura) iniziativa di transizione piu’ a Ovest d’Europa (fiko!)… Transition Inismor!

[…]

al primo erano presenti una dozzina di amici e conoscenti, al secondo si sono presentati, oltre a un manipolo di soliti noti, anche due omaccioni isolani, mentre abbiamo (il “noi” siamo io e Ale, dove io faccio quella che parla e lui fa…tutto il resto: cuoco, tecnico, grafico, organizzatore, supporter..) deciso di svolgere il terzo in maniera piu’ interattiva, che vuol dire una nuova sfida organizzativa… e si parla di fare un OST in Gennaio!!

Cronaca: il primo incontro

Il primo appuntamento è cominciato chiedendo ai presenti di presentarsi agli altri (FATELO!! Al primo approccio fa sentire idioti, ma FATELO!!! Vuol dire cominciare subito a “sentire” il pubblico, risveglia presenza e attenzione. Detto da una che si vergnognava da matti: trust the process).

Poi in mezz’ora ho fatto una mia presentazione incentrata soprattutto sui problemi (picco petrolifero, of course), con un Powerpoint costruito saccheggiando da quello di Ellen e quello di Ben (disponibile su internet a TransitionCulture.org).

Trovo che fare questo discorso sia abbastanza facile (e usare il PowerP fondamentale, almeno per me, anche per cominciare a comunicare una certa visione del futuro attraverso le immagini che corredano i punti), la gente risponde bene e anche se solo due persone avevano sentito parlare del picco, alla fine avevano tutti colto subito le conseguenze. Del resto, come si dice anche in “The power of community”, gli abitanti delle isole capiscono al volo le questioni legate alla limitatezza delle risorse.

Poi abbiamo proiettato “A Farm for the Future” (tra poco disponibile con sottotitoli in Italiano – grazie Dario!). Il documentario è ottimo e parla veramente da se, inoltre anche i paesaggi e lo stile di vita del Devon somigliano all’Irlanda (pastorizia, allevamento, pioggia..). La discussione alla fine e’ stata molto breve e non particolarmente interessante, ma mi sa che avevano tutti fame (dalla cucina un profumo di pizza invadeva la sala… grazie Ale grazie Lucia). E comunque ammetto che stimolare il dibattito non è (ancora) il mio forte, non avendo io un gran che di esperienza in questo campo.

La frase di questa giornata:
Caroline, art student from Boston: “Wow, e’ incredibile che nessuno sapesse cosa si intende per peak oil!”
Deb: “Gia’, glielo spieghi e ti sembra di essere un apostolo col vangelo…”

Il secondo incontro

Al secondo incontro, come anticipato, si presentano due omaccioni isolani. La cosa e’ rilevante solo se uno capisce un po’ la sociologia di questo posto.. la gente e’ piuttosto rigorosamente divisa in tre categorie: tourists, blow-ins e islanders. I blow-ins sono i “soffiati dal vento”, ovvero tutti coloro che vivono piu’ o meno temporaneamente qui (c-e’ anche il sottogruppo “workers”, lavoratori stagionali) ma che non ci sono nati. Include mogli e mariti di islanders, che possono anche vivere qui da decenni, e anche un ragazzo la cui famiglia si e’ trasferita qui quando lui aveva 9 anni! Tendenzialmente i gruppi rimangono abbastanza separati (ci sono un centinaio di blow-ins e 800 islanders), e facendo io parte dei “blow-in” erano questi ad essere maggiormente rappresentati agli incontri, a parte una signora madre di un amico…

Insomma, vedersi presentare due veri “islanders” e’ stata una sorpresa… in generale gli “stranieri” sono piu’ attivi in cose tipo organizzare eventi e feste, ma naturalmente il vero potere di cambiare le cose sta con gli isolani… una responsabilita’ parlare davanti a loro, e non so bene dirvi come sia andata, sono piuttosto taciturni… pero’ credo che uno dei due fosse piuttosto preso, mentre nell-altro dominava l-atteggiamento “ma tanto lo stanno gia’ facendo” (che e’ vero solo nel senso che il governo locale sta investendo in progetti di sostenibilita’ sull-isola, tipo macchine elettriche e pale eoliche, ma manca quasi del tutto il coinvolgimento diretto dal basso!).

Il tema principale della mia chiacchiera era il movimento di Transizione stesso, con i 12 punti e qualche esempio di cose che stanno succedendo in irlanda (Kinsale etc…) onestamente pensavo di aver fatto un pessimo lavoro – mi sentivo stanca di mio, non avevo fatto parlare la gente prima (VEDI CONSIGLIO PRECEDENTE!!) e a parte la prode Karina (sentirete ancora parlare di lei…) vedevo certi musi lunghi… invece, sorpresa, dopo “The Power of Community” (nota di colore: sul manifesto avevo scritto “un documentario su come un’isola molto diversa da questa ha reagito alla sua crisi di risorse” e apparentemente diverse persone hanno passato il tempo a scervellarsi su che isola potesse essere!!) si apre il dibattito, con un sacco di stimoli interessanti… ora non mi ricordo bene di cosa abbiamo parlato, ma so che in due hanno detto “e’ stato molto utile capire come funziona il processo per cominciare una iniziativa di Transizione”… e io che pensavo che la tiritera dei 12 punti fosse una noia mortale!!

Il dibattito continua con la pappa, e mentre io mi felicitavo di aver finito l’opera, salta su Karina (eccola qua, è una dipendente dell’azienda che qui si occupa del riciclaggio – fanno anche il compost!, con una macchina veneta!) a dire che vorrebbe organizzare un’iniziativa di Transizione qui e che dobbiamo fare un altro incontro prima che io riparta, in modo da cominciare a organizzare un gruppo che si possa incontrare dopo settembre…

Riflessione sul timing

Organizzare incontri in estate in un luogo turistico vuol dire che non viene molta gente, essendo tutti o quasi molto impegnati. Però il paese è piccolo e poche persone fanno già da cassa di risonanza. Insomma, si fa quel che si può con quel che si ha… ma già diventa evidente che qualunque iniziativa a lungo termine su Inismor sarà a singhiozzo, più attiva d’inverno che d’estate, il che presenta i suoi problemi (esempio: l’estate sarebbe il miglior periodo per un mercato, ma non ci sono molte persone disposte a dedicarci tempo e lavoro)…

E così arriviamo a venerdi, 11 settembre (lo so, lo so, la data…, ma è andata così), incontro durante il quale il mio obiettivo sarà di passare la palla, fornendo a Karina, Irmtraud (la signora alto-atesina che vive nella casa-progetto che ha ospitato gli incontri) e chi altro vorrà qualche strumento per andare avanti…

2 Risposte to “Esportiamo la Transizione”

  1. Marco Says:

    mitica!!

  2. Debordiamo « Transition Italia Says:

    […] certo orgoglio (non privo di componenti di stupore) che vorrei segnalarvi il fatto che dopo Deborah che è andata in Irlanda a parlare di Transizione là dove è stata inventata, avremo Ellen che andrà in Germania a fare un […]

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