È venuto il momento di cercare di spiegare questa faccenda dei GAST, premettendo che è qualcosa che mi gira in testa, ma che non ho avuto il tempo di definire completamente. Non ci ho neppure provato, perché una definizione completa dovrebbe maturare attraverso un bel lavoro di pensiero collettivo e il tempo per sperimentarne i risultati.
Sono abbastanza sicuro però che il modello dei GAS abbia compiuto il suo tempo e svolto egregiamente la sua meravigliosa opera di trasformazione culturale.
I GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) hanno a mio parere una caratteristica molto precisa: nascono e si sviluppano come circuito di acquisto alternativo a un mercato principale. Nei GAS si ritrovano persone che vogliono compiere scelte più etiche e consapevoli, sottraendosi alle mille insidie del mercato della crescita.
Fin qui tutto bene, ma i tempi cambiano e anche grazie al prezioso lavoro dei GAS è arrivato il momento di passare alla fase successiva. Bisogna cominciare a contaminare e a trasformare il mercato “normale” quello da cui fino ora si cercava di stare lontani.
Nella logica dei GAS ci sono infatti alcuni aspetti che portano verso scelte che non sono sostenibili e che per la loro scomodità continuano ad escludere da questo circuito moltissime persone. Chiunque appartenga a un GAS ha sperimentato difficoltà in fase di ordine dei prodotti (specie se si tratta di prodotti freschi e deperibili), il peso delle gestione degli ordini stessi, la scomodità di ritirare la merce solo in una dato momento, ecc.
Spesso si generano per le consegne molti viaggi in auto, si percorrono molti chilometri e tutto questo non è molto sostenibile. Poi, mano a mano che un GAS cresce, si trova ad affrontare alcuni dilemmi. I più grandi affittano magazzini per stivare le merci e si trovano ad assomigliare molto a veri e propri grossisti (anche se etici).
Modifichiamo la formula
Così ho pensato che nel modello GAS si potrebbe fare una variazione passando da Gruppi di Acquisto Solidale a Gruppi di Acquisto Sostenibili di Transizione.
Sostenibili perché a mio parere il concetto di sostenibilità non riguarda solo la “meccanica e il ciclo” delle risorse. La sostenibilità deve e non può che essere anche un fattore sociale e contenere in sè solidarietà, etica, trasparenza, equità. Tutto il processo di acquisto deve essere “sostenibile”, se per avere una zucchina biologica si consumano 6 litri di benzina il processo non sta funzionando.
Inoltre il GAST dovrebbe essere integrato in una più ampia iniziativa di transizione del sistema (ecco la contaminazione del mercato attuale). Il GAST dovrebbe operare perché prodotti sostenibili arrivino nei negozi normali. La logica dal produttore al consumatore ha molti limiti. Funziona bene e risulta veramente sostenibile solo in certi casi particolari.
Parlando con gli agricoltori ci si rende conto che se oltre a coltivare questi devono gestire un canale di vendita, a un certo punto hanno bisogno di una strutturazione (che significa costi). Serve qualcuno che vada al Farm Market, che prepari i prodotti in un certo modo, servono tempo e soldi. Ciò che si pensa di risparmiare evitando il passaggio in negozio in realtà, nel migliore dei casi, si evita solo parzialmente.
Dal produttore al consumatore, sicuri che sia una buona idea?
I negozi sono nati in epoca preindustriale e hanno un preciso senso logistico. Credo che se ci si limitasse a un solo passaggio intermedio tra produttore e consumatore (cosa che in una logica di filiera corta mi pare possibile) i costi rimarrebbero ragionevoli e aumenterebbe notevolmente l’efficienza del sistema. Così zucchine, pomodori e pere prodotti da fornitori diversi sarebbero reperibili comodamente presso un unico punto vendita. Se poi questo punto vendita fosse in grado di gestire consegne a domicilio ben organizzate, magari con un veicolo elettrico rifornito da un bell’impianto a energia rinnovabili, ci staremmo avvicinando molto a una situazione di grande sostenibilità.
Ma la parola Transizione, nella sigla starebbe anche a indicare un certo tipo di sguardo complessivo di cui il GAST sarebbe portatore. Sappiamo che la resilienza delle nostre comunità dipende dalla ridondanza dei sistemi che sapremo costruire. E quindi il GAST dovrebbe operare per differenziare i sistemi di approvvigionamento alimentare sostenendo parallelamente alla “riforma” del mercato, la nascita di orti, fattorie sociali, la riscoperta delle verdure spontanee, la nascita di foreste edibili permanenti, l’autoproduzione, il reskilling, ecc.
Come fare tutto questo?
Il modello della Transizione fornisce già moltissimi degli strumenti necessari, principi di riferimento e un grande paradigma a cui ispirarsi. Se mancasse qualcosa lo inventiamo, che problema c’è?
Mi piacerebbe moltissimo che qualcuno organizzasse un grande Open Space con tantissimi “gasisti” per far nascere mille idee su questo tema. Credo che emergerebbero cose splendide.
PS: Fatemi poi sapere se ci avete capito qualcosa…
aprile 30, 2009 alle 9:39 am |
Ci ho capito, e mi sembra proprio un gran bel passo in avanti.
aprile 30, 2009 alle 12:40 PM |
Da gasbista sono scettico, perché il metodo che abbiamo funziona. Però conoscendoti devo dire che probabilmente hai ragione e avendo capito un po’ di più l’idea devo dire che è intrigante. Il problema è che ci sarebbe un intermediario commerciale … e non vorrei rinunciare agli spazi di economia alternativa che abbiamo creato. In ogni modo per quanto mi riguarda un OPEN SPACE NON SI NEGA A NESSUNO!!! 😉
aprile 30, 2009 alle 1:39 PM |
Infatti nemmeno io non vorrei rinunciare agli spazi di economia alternativa, vorrei che l’economia alternativa diventasse l’Economia e basta.
Quello dell’intermediario, se ci rifletti per un po’, alla fine è un falso problema. Se l’intermediazione è compiuta in modo etico, permette di costruire un sistema più efficiente. Tra te e la tua gallina in giardino non serve intermediazione naturalmente, ma tra te un computer saranno comunque necessari moltissimi gradi di intermediazione, il problema vero, mi pare, è che tipo di intermediazione si applica…
aprile 30, 2009 alle 11:17 PM |
Porc… ho sbagliato sito??? sono capitato in quello del corso di Laurea Specialistica in Scienze Politiche ad indirizzo EquoSOlidaristico…????
Mi sa che e’ meglio chiedere lumi agli altri gasati 😀
Intanto possiamo gia’ fare sto OST 🙂
P.S. Cristiano, ho gli SCEC, li vieni a prendere lunedi a pranzo?
Ciao
Glauci
Maggio 1, 2009 alle 12:44 am |
Non so se quanto diritto ho di dare giudizi poichè…seguo con attenzione e interesse la vita del gruppo, ma non ho ancora sperimentato acquisti per difficoltà a impegnarmi al ritiro in un momento preciso.
Mi sembra molto ammirevole la tensione del gruppo, ma questa rigidità scoraggia un po’.
Quindi forse un ulteriore salto di qualità, se non sconvolge l’anima e il senso dell’esperienza in atto potrebb’essere gradito e produttivo.
Un’ultima riflessione: i prezzi mi paiono non troppo competitivi, se non rispetto i negozi più cari, e, dato che sono soppressi molti passaggi nella catena, non capisco perchè….. Ma, scusate, non me n’intendo troppo
Maggio 1, 2009 alle 9:37 am |
Mi sembra un’ottima idea. Da sviluppare.
Maggio 1, 2009 alle 9:46 am |
Tutto ciò è di gran respiro. Approvo, approvo.
Maggio 1, 2009 alle 10:01 am |
Direi che il ragionamento che sta alla baseè già all’ordinedel giorno nei Gas. Il problema di raggiungere non tanto i gasati che già lo sono, ci credono e si danno a tutto campo, quanto anche i cittadini “normali” che farebbero la differenza, la massa critica. Sono cittadini sensibili ma che non hanno il tempo o forse la sensibilità di fare il passo Gas. E poi perchè non potrei acquistare merci etiche senza per forza essere un gasato? Una risposta al tema potrebbe essere insita nel modello Scec dove sono ipotizzati i negozi del cuore. Se un commerciante mi da un servizio a prezzo equo e condiviso, che male c’è? Non demonizziamo tutto. La bottega sotto casa non la riteniamo giusta rispetto al mega store? Certo serve una grande e comune riflessione ma superare la gdo e pensare ad una pdo è uno dei temi che abbiamo davanti a noi. Non possiamo infatti trasformarel’Italia in un grande Gas. Ciao. Aldo
Maggio 1, 2009 alle 10:07 am |
Mi sembra – a parte qualche termine che don Milani non approverebbe per la sua incomprensibilita’ alla “massa” – una posizione assolutamente condivisibile.
D’altronde credo che uno dei piu’ grossi problemi delle iniziative “spontanee” (gas, ma non solo) e’ di rendersi capaci di una visione maggiormente strutturata e meno dipendente dalla personalizzazione.
Esempi in forma di domanda: quanti sono i GAS che consultano regolarmente il database unico dei fornitori? quanti lo tengono aggiornato? quanti sarebbero disponibili a predisporre in gruppo una “scheda informativa” che venga usata in forma standard?
Si preferisce una azione a livello di singolo gruppo, spesso destrutturata e lasciata alla buona volonta’ dei partecipanti, e si ignora il buono del sistema tradizionale (centralizzazione delle consegne, pianificazione degli ordini, accorpamento degli ordini per ottenere migliori condizioni piuttosto che minori costi di trasporto e consegna) perche’ lo si considera “a priori” un sistema “cattivo e malvagio”, in una contrapposizione buoni/cattivi che spesso accompagna le iniziative di questo tipo.
Ci si pensa poco “sistema”: per esempio, la provincia di Milano ha dato la possibilita’ ai singoli GAS di ottenere un finanziamento una tantum “a fondo perduto”: quindi ogni GAS interessato otterra’, se accettata la richiesta, una quota di modesta entita’ per le proprie attivita’.
Mi chiedo se la Rete Gas abbia pensato di coinvolgere tutti i GAS di una specifica zona per far si che i finanziamenti, anziche’ parcellizzarsi su una miriade di microprogetti indipendenti uno dall’altro, finissero in un unico progetto che potesse servire tutti (per esempio uno spazio per lo stoccaggio o la realizzazione di servizi di supporto utilizzabili da tutti): credo di no, e non mi sorprenderebbe, perche’ c’e’ molta difficolta’ a definire delle regole “comuni” (o meglio, di regole e di soluzioni “comuni” ne sono prodotte sempre e continuamente, ma c’e’ poca spinta ad un’azione veramente comune).
Non conosco il modello della Transizione, ma penso che andro’ a dare un’occhiata in giro: avete qualche link interessante?
Buon weekend!
🙂
Maggio 1, 2009 alle 11:08 am |
Carissimi, io sono fortemente contraria ai GAST.
Esistono tantissimi tipi di Gruppi d’Acquisto. Non sempre sono interessati alle tematiche di decrescita, chilometro zero, prodotti biologici…
un G.A. può essere composto anche da persone che si uniscono per comprare 10 tv o 10 macchine e ottenere uno sconto.
Noi però ci riferiamo ai GAS: i gas sono un po’ diversi dai GA perché sono solidali.
Significa che già nel definirsi hanno aggiunto qualcosa… bisogna poi valutare caso per caso… alcuni si chiamano così per sbaglio (pochi) e magari nelle loro attività non c’è nulla di inerente alla decrescita o al biologico, o al km zero, altri però (la maggior parte) questi temi ce li hanno ben chiari e lavorano tanto per rendere le loro attività sempre più etiche, sostenibili, solidali, ecc ecc.
Diciamo che sono persone che la transizione la fanno già da anni e magari non l’hanno mai chiamata così. Però le loro attività non si discostano dal mainstream e sono già altamente compatibili con il processo di transizione.
Questo per dire che i gas esistono e come già ricordato in passato la transizione non si vuole inventare nulla di nuovo se questo già esiste, è più logico lavorare con l’esistente.
Come si lavora con il gruppo della permacultura senza crearne uno nuovo, e via discorrendo.
Quello che voglio dire è che secondo me sarebbe molto utile fare un incontro nazionale di gas e presentare a tutti la transizione, e sarebbe altrettanto utile cercare di essere sempre più in transizione quando si acquistano prodotti collettivi, privilegiando il km zero, i prodotti biologici, e la sostenibilità ambientale e sociale.
Questo però non significa mettere il marchio sui gas… penso al GasBo (Gruppo d’Acquisto Solidale di Bologna) e all’impegno che tutti noi ci mettiamo. Il GasBo è in transizione…. sarebbe bello tuttavia presentare la transizione a tutti. Sicuramente possiamo fare meglio, coinvolgere più persone, diffondere principi e valori in cui credo fermamente… ma questo significa che deve rinominarsi GasTbo?!!
La transizione è un bellissimo “progetto” culturale, mentale, sociale ed economico. La vedo come un cambiamento trasversale, una proposta che possa essere accettata da tante associazioni. Da parte mia lavorerò sull’esistente, cercando di avvicinarmi a questi principi e diffonderli.
Riguardo al post vorrei precisare che sono pochissimi i GAS che hanno un magazzino (forse 2 o 3 in tutta Italia, forse 1 solo), anzi, non si tratta mai di qualcosa che sia più di un garage familiare e da lì a parlare di grossisti ce ne vuole.
Penso sia opportuno fare un incontro nazionale di gas, avvicinarci ai temi della transizione, cercare di cambiare l’economia. Mi sembra una perdita di tempo invece inventarsi i gast, non credo che la T aggiunga un granché, la T è già dentro ai GAS. Cerchiamo di migliorare i gas e diffonderli.
Oppure ci inventiamo un nuovo tipo di economia con negozi locali bellissimi e sostenibili… però non si tratta più di gas ma di altro.
Insomma, parliamone! Io ho delle perplessità su questo argomento.
Buon primo maggio a tutti,
Daria
Maggio 1, 2009 alle 12:50 PM |
Mi prendero’ del tempo per meditare e rimuginare sull’idea del Gast, e non e’ detto che vorro’ replicare. Ma intanto, come membro fondatore, ed unico al momento e credo per sempre, del gruppo MICA (Movimento per un’Italiano Comprensibile ed Accettabile) mi permetto una divagazione dicendo che mi piacerebbei si evitasse l’uso di termini, non dico astrusi ma perlomeno impopolari, come ‘resilienza’ per non dire ‘reskilling’. Non vedo il motivo e la necessita’ di usare una terminologia inadatta al contesto. ‘Resilienza’ ha almeno quattro significati diversi a seconda del contesto, e ‘reskilling’, da ‘skill=abilita’, competenza’ e’ semplicemente orrendo. Come ho detto scusate la divagazione, o se preferite l’OT…
Maggio 1, 2009 alle 1:24 PM |
@ Daria
Bah, se capisco bene mi pare che tu sia molto contraria al nome, ma non alla sostanza. Quindi per me possiamo anche chiamarli LUIGI o continuare a chiamarli GAS, purché si vada verso un’evoluzione…
Maggio 1, 2009 alle 1:45 PM |
@ Paolo Rossi
Mi scuso per l’uso di termini poco consueti, ma questo è un blog che viene letto principalmente da chi si occupa di Transizione e il concetto di resilienza è fondamentale in questo movimento, quindi piuttosto familiare ai miei lettori abituali. In alto a destra c’è il link con il glossario per chi si avvicina per la prima volta a questi argomenti.
Più o meno lo stesso vale per reskilling, è un termine molto utilizzato nel nostro contesto, è brutto, ma comodo ai fini della sintesi. Abbi pazienza…
Maggio 1, 2009 alle 1:48 PM |
@ Claudio
http://www.transitionitalia.it
Maggio 1, 2009 alle 9:14 PM |
Grazie!
Leggero’ e ti faro’ sapere!
🙂
Maggio 1, 2009 alle 1:49 PM |
@ Glauco
Te lo spiego lunedì a pranzo 😉
Maggio 1, 2009 alle 3:31 PM |
Ciao penso che al di là di una scelta di cambiamento del nome, la possibilità e la tensione all’evoluzione sia o debba essere a fondamento di un Gruppo di Acquisto Solidale, altrimenti non è molto diverso dalla somma di alcuni stili di vita anche buoni ma ininfluenti sul cambiamento generale.
Credo che onestamente non si possa considerare il GAS come un punto di arrivo ma come un’ottimo punto di partenza. La necessità di trovare forme sostenibili di gestione della logistica è sentita credo abbastanza fortemente da parecchi GAS (ad esempio ci sono Gas che non trattano il prodotto fresco e deperibile perchè è obiettivamente molto difficile e dispendioso come tempo da gestire).
Il ragionamento sull’intermediario etico, che non espropria il consumatore del rapporto e della conoscenza diretta del produttore, che non erode il giusto compenso del produttore, che applica un giusto e trasparente ricarico sui prodotti per sostenere chi ci lavora è molto interessante e anche praticabile.
Mi piacerebbe molto che questa possibilità di evoluzione non rimanesse staccata dal mondo del GAS ma si muovesse da questo in quella logica di ridondanza di cui parla Cristiano.
Un buonissimo spunto da cui partire.
Maggio 2, 2009 alle 10:17 am |
Ciao , io sono un gasbista da circa un anno e voglio fare alcune semplici consicerazioni ( in lingua popolare :-))) …)
1- L’aquisto con consegne vincolate a giornate ed orari precisi , hanno il vantaggio di incontrari e conoscersi lo SVANTAGGIO di essere difficilmente gestibili nella mia giornata.
2- Concordo sul problema prezzo è vero che una piccola struttura ha alcuni costi elevati di gestione ecc… , ma applicando correttamente principi di Transizione e Decrescita dovrebbe essere l’opposto.
Pongo un esempio pratico poi , ossia mia zia fa ortofrutta in Romagna e vende di solito tra 20-40 cent di € se ci fosse un negozio che vende anche solo con un ricarico doppio ( non 4 o 5 volte come troviamo di solito Iper Varie comprese) , penso non ci sarebbe nulla di male.
3- Formulo una proposta od un mio desiderio :
Vorrei trovare un ” TRANSIZIONE STORE ” con prodotti che arrivino “SOLO” dai produttori , e che sia chiara la distanza di provenienza ed il PREZZO PAGATO AL PRODUTTORE !!!
Vorrei inoltre che ” TRANSIZIONE STORE ” avesse un sito ove fare ordini e/o prenotazioni.
Vorrei inoltre coinvolgere sul territorio persone senza lavoro che eventualmente potessero fare le consegne al prezzo del carburante + un qualcosa x loro.
Non vado oltre volevo solo aprire una discussione con un pò di idee pratiche oltre ai vari “BELLO” , “SI DAI” , ma l’idea di fondo è la microgenerazione sostenibile , sia essa rivolta all’energia , alla moneta ai beni di prima e seconda necessità.
E’ quindi chiaro che i GAST non sono antagonisti daei GAS , sono una formula diversa “light” , se me lo consentite , che allarga magari il bacino di utenti e quindi sposta massa.
Andiamo incontro alle tante persone che magari non sono convinte e forti determinate come alcuni gasbisti , tanto quando apprezzeranno i GRANDI VANTAGGI E CAPIRANNO I PRINCIPI , faranno passaparola(il nostro MASS_MEDIA) , porteranno idee e si sottrarranno alal grande distribuzione ( sia essa alimentare , energetica , di IDEE , ecc..)
Saluti e grazie a tutti coloro che donano il loro tempo e le loro idee ,
Alan.
Maggio 2, 2009 alle 12:29 PM |
Grande Alan, se mai ci sarà un OST non mancare eh…
Maggio 2, 2009 alle 2:02 PM |
Concordo con Alan, quello che (probabilmente) hai in mente NON è un'”evoluzione” dei GAS ma un sistema diverso. L’idea mi pare si collochi in punto intermedio tra un GAS e una Cooperativa di consumo.
Potrebbe essere l’avvio di un “community store” in cui abitanti del luogo e produttori locali si incontrano per soddisfare le esigenze della comunità eventualmente anche allargato all’erogazione di servizi.
In termini di Transizione potrebbe comportare la nascita di un sistema distributivo resiliente (DLR distribuzione locale resiliente?), dove la vicinanza tra produttore e consumatore consentirebbe maggiore sostenibilità, eticità, ecc.. (risolvendo il fallimento del mercato che gli economisti definiscono: asimmetria informativa).
Un sistema ben ideato potrebbe consentire alla comunità di evolvere le proprie scelte di consumo passando dall’attuale sistema in cui l’offerta condiziona la domanda, attraverso la pubblicità, ad un sistema in cui la domanda dei cittadini condiziona l’offerta di prodotti e servizi incrementandone così il livello qualitativo.
In questo caso l’OST dovrebbe essere organizzato con consumatori (aderenti GAS e non) e produttori (aziende e associazioni d’impresa).
Ripeto, non assimilerei il progetto ad un GAS, poiché il GAS è un sistema tipo “fai da te” mentre il progetto che proponi è più simile ad una cooperativa di autocostruzione… entrambi hanno comunque la possibilità di coesistere in logica di Transizione.
Ciao
M.
Maggio 2, 2009 alle 5:14 PM |
Bene apprezzo di essere stato compreso , io amo ( e ne ho fatto un mestiere..) creare e realizzare idee … queste però hanno un futuro non solo se hanno un forte ideale alle spalle bensì , se hanno un contemporaneo itorno tangibile nella vita di una persona normale ( con qualche neurone acceso magari).
Io sono entrato questa mattina nel blog grazie ad una preziosa segnalazione di Glauco (che vivamente ringrazio!!) e non ho ancora inteso cosa sia un OST , ma se ci sono persone come voi vengo tranquillamente , anzi amo conoscere neuroni vivi nuovi…
Leggerò meglio tutto il blog e studierò meglio Transition ( ad oggi sono più ferrato sulla Decrescita felice)…
Grazie ancora a tutti…a presto , magari al fantomatico OST.
Maggio 2, 2009 alle 9:48 PM |
Mi associo ai complimenti, quelli per te e quelli per Glauco (grazie al quale sono anch’io arrivato qui)!
🙂
Maggio 2, 2009 alle 5:27 PM |
Ben !!! Ogni tanto qualcuno si accorge del mio duro lavoro?!?!?!
Grazie Alan 😀 (per le birre di castagne ti faccio un prezzo di favore…:-D
OST = tecnica (molto bella) di facilitazione dei gruppi di lavoro, Open Space Tecnology http://www.loci.it http://transitionitalia.wordpress.com/2009/02/20/training-ost-aperte-le-iscrizioni/
Maggio 2, 2009 alle 9:43 PM |
he he he
Maggio 3, 2009 alle 9:18 am |
bella provocazione, ma …. il rapporto diretto fra produttore e consumattore che fine fa?
Pier Luigi – GASfiorenti
Maggio 3, 2009 alle 1:34 PM |
Eccomi qui per la prima volta anch’io.
I nomi influenzano ciò che rappresentanoi. Come il nostro nome (e cognome?) è collegato e influenza ciò che ognuna/o di noi è.
Sono anch’io d’accordo nell’utilizzare, tutte le volte che è utile e possibile, parole di uso comune e in lingua italiana.
Cosa ne dite del-
L’emporio della comunità, fisico e virtuale.
ciao a tutti
Maggio 3, 2009 alle 5:31 PM |
Il rapporto diretto con il produttore rimane , dove dovrebbe andare ? Non tutti però magari riescono ad andare dai 3 o 4 produttori dei vari beni nell’arco della settimana , ma se tu sai qual’è il produttore nessuno vieta di andarci.
E’ una scelta pensiamo che ci sono persone che faticano a trovare 30 minuti nella loro vita attuale…avere un “TRANSTION STORE ” può essere il modo x avvicinarsi alla transizione a piccoli passi …. proponiamo alla gente un PRIMO PASSO PICCINO , non subito un gradino.
Quando questi NUOVI CURIOSI inizieranno ad avere coscienza di quanto è importante la TRANSIZIONE la volta dopo , magari vanno dritti dall’apicultore.
Si pone il problema di coloro che affermano che il fotovoltaico non può sostituire il petrolio : OVVIO !!!
Ma sono le tante piccole possibilità che partono dal basso che sommate fanno NUOVA CULTURA…
Mettiamo allora sull’etichetta anche il nome del produttore e la persona potrà scegliere dove aquistare …
Tutti i comportamenti con principi di fondo quali quelli della Transizione e della Decrescita si possono sommare non esiste una UNICA RIGIDA RICETTA.
Un grazie a Pierluigi ciao a tutti
Maggio 4, 2009 alle 9:27 am |
Spero che rapporto diretto con il produttore non significhi che tutti prendono la loro macchina e vanno dal produttore. Il senso del GAS e dell’intermediario etico è quello di avere un rapporto diretto nel senso della conoscenza del produttore ma facendo in modo di ridurre l’impatto ambientale di quel prodotto.
Per come la immagino l’intermediario etico favorisce la conoscenza che il consumatore ha del produttore, organizzando incontri e rendendo chiara e trasparente la scelta di quel particolare produttore, in modo non diverso dal GAS se non riconoscendo una remunerazione per il lavoro che viene fatto.
Riconoscere il lavoro svolto dall’intermediario etico permette di estendere consumi più sostenibili ad un numero più ampio di persone anche quelle che non vogliono o non possono impegnarsi nell’attività del GAS.
ciao
Maggio 3, 2009 alle 11:18 PM |
è un buon inizio sopratutto se si apre alla generazione di un nuovo sistema “anti speculativo” che metta al centro il bene comune e il valore come dono di scambio. Tutto ciò nel rispetto delle specialità umane.
I negazionisti delle vie possibili o delle utopie possibili, cresceranno e opporranno i cambiamenti anche quando sono inevitabili, troveranno conservatori accaniti. La paura del cambiamento (perdita di privilegio) sarà protagonista anche nel pensiero del convinto innovatore.
La provocazione è utopia possibile, da sviluppare con la consapevolezza della necessità del mutamento obbligatorio poiché oramai questa orbisfera è sfinita e vicina al collasso per colpa e causa di questo genere animale definito come umano. Vogliamo sviluppare la civiltà degli uomini
o il portafogli degli egoismi?
Maggio 4, 2009 alle 9:16 am |
“Vogliamo sviluppare la civiltà degli uomini o il portafogli degli egoismi?” uhhhh… tifi questa me la presti?
Maggio 4, 2009 alle 2:27 PM |
Bravo Cristiano,
una bellissima idea che va a compensare i problemi organizzativi che hanno i GAS, non incazzatevi e siate obiettivi 😉 in Lombardia non vanno oltre le 30 persone per via dei problemi di logistica!!!
Voi fate il GAST, poi io o Glauco Vi parleremo del progetto “Sapore del Cuore” che è sostanzialmente questa cosa dal lato economico-solidale visto che c’è lo Scec
Intanto Vi do li link:
http://www.centrofondi.it/sapore_cuore.htm
A presto…
Maggio 4, 2009 alle 2:33 PM |
…scusa ma non ho letto bene l’ultima parte 🙂
Il progetto è completo, creazione (o conversione) di un emporio locale, per la logistica, rapporto (non diretto) consorziato con i produttori e trasporti locali con consegna presso l’emporio o a domicilio…
Non dovete inventare niente 😉 potete copiare da Arcipelago Calabria
Maggio 4, 2009 alle 2:56 PM |
Tra questo bel sogno e la sua realizzazione soffia il grande vento del libero mercato: quanto non riuscirà a contaminarlo? Comunque, passo dopo passo ,credo che i gas stiano protendendo alla realizzazione del nobile ma concreto progetto che hai evidenziato.
Maggio 4, 2009 alle 9:32 PM |
Io sono d’accordo con questa nuova idea bisogna cercare di svilupparla
nel modo migliore ma sono certa che sia una giusta continuazione per un ampliamento e condivisione con più gente degli attuali gruppi Gas in
modo che ci sia un futuro e ampliamento con condivisione finalmente
di qualcosa di positivo che vada in opposizione alla grande distribuzione
commerciale ma fatta di individui che con coscienza producono e vogliono avere un giusto riscontro al lavoro fatto. Quindi ben vengano centri di distribuzione di buone cose prodotte direttamente e vendute senza troppi passaggi in modo equo e nel rispetto dell’ambiente e dell’individuo
ciao grazie della buona idea io ci sono Franca
Maggio 5, 2009 alle 8:23 am |
Io intravedo infatti una terza via (e nessuna esclude l’altra) tra i Gas
e la GDO: la PDO intesa non solo come bottega di vicinato bio,
alternativa ai crescenti (in numero) NaturaSi, ma come polo di
aggregazione sociale, di divulgazione culturale, di sostegno e ausilio
logistico ai Gas.
Dopotutto se tra contadino e consumatore vi è un solo intermediario che
ricerca equità evitando ricarichi speculativi il cui valore aggiunto
consiste appunto nella logistica, nella amministrazione, nella
professionalità (vi sono aspetti sanitari e professionali garantiti) non
vedo incompatibilità di obiettivi.
In sostanza tre soggetti che lavorano in uno spirito di solidarietà,
ognuno offrendo qualcosa e ricevendola in cambio.
Ad esempio uno dei numerosi punti deboli dei Gas è il non raggiungere la
“signora Maria”, la pensionata, la famiglia che non ha tempo e strumenti
per partecipare ad un Gas o chi trova difficoltoso e asettico fare
ordini davanti un monitor.
Un’altro è l’obbligare a numerosi singoli spostamenti i soci, nel nostro
caso. Ma ve ne sono altri.
Il punto di forza di una bottega sarebbe perciò l’avere a disposizione
un locale per la ricezione, lo stoccaggio, il ritiro dei prodotti; il
consentire di poter toccare e scegliere di persona i prodotti, ma
soprattutto il permettere a tutte quelle fasce di popolazione che non
accedono (e mai accederanno) ai Gas di dirottare acquisti verso consumo
critico e ricevere continuativamente stimoli e informazioni per
agevolare consapevolezza e un cambiamento di stili di vita.
Un gruppo di noi soci del Gas sta per aprire un’alimentare che intende
operare in questo modo, una sorta di bottega del commercio equo locale.
Stiamo partecipando insieme ai soci al prefinanziamento della “semina”
di uno dei nostri migliori fornitori di frutta e ortaggi, per prodotti
che riceveremo più avanti. E’ una piccola cosa, ma anche i Gas lo erano
tempo fa…
Il mio sogno è di potere a breve adottarlo, comprando, grazie alla
bottega e ai Gas di provincia, quasi tutta la sua produzione.
PS
Fateci gli auguri… aprire un’attività in Italia è davvero una
“impresa”… 😦
Maggio 5, 2009 alle 9:53 am |
Ecco questo progetto che descrive Germano io lo definirei molto GAST (poi chiamatelo come volete purché il senso sia compreso). GasMo si sta muovendo verso un’ulteriore contaminazione del mercato tradizionale e un allargamento del bacino d’utenza potenziale: perfetto. La strada che hanno preso è una delle tante possibili, non ne esclude altre, ma a mio parere ha una logica molto positiva.
Maggio 5, 2009 alle 10:13 am |
Ciao Germano, complimenti è un’idea molto valida, a Ferrara abbiamo un negozio del genere Minimarketico che sperimenta delle difficoltà ma speriamo possa essere sempre più sostenuto e valorizzato. In città più grandi credo possa anche sostenersi economicamnete con più facilità. Credo davvero che la direzione sia quella giusta e il dibattito che si è sviluppato qui me lo conferma.
in bocca al lupo
Maggio 5, 2009 alle 10:39 am |
Sai Stella, in realtà questo percorso presenta molte difficoltà perché non usa un canale di “minima resistenza”. Questo lo dico un po’ da transizionista e un po’ come professionista delle strategie di mercato.
È per questo che parlare e scambiare idee ed esperienze diventa importantissimo, rende più facile capire cosa fare con le energie di cui si dispone. Fare un negozio nuovo è molto impegnativo, io partirei dal contaminare quelli esistenti, perché serve meno energia per farlo e il risultato può essere superiore a quello che si ottiene sobbarcandosi tutto lo sforzo.
Uno dei principi chiave della Transizione è “non reinventare l’acqua calda” e in un ottica di massima resa e minima spesa io cercherei di fare entrare i prodotti GASOSI e la loro etica nell’attuale rete di distribuzione.
Una cosa è evidente da tutti questi commenti, sarebbe bellissimo parlarne tutti assieme, verrebbero fuori grandi cose…
Maggio 5, 2009 alle 11:00 am
E perche’ a questo punto non ci si puo’ trovare all’incontro nazionale dei Gas e trattare il tema? Si fa in Sicilia a Giugno, non dovrebbe essere difficile organizzare la cosa.
Mi interesserebbe molto!
🙂
Maggio 5, 2009 alle 11:10 am |
In sicilia? A giugno? Purtroppo io personalmente non credo di farcela, giugno è già stracolmo. Se qualcuno è in grado di organizzare un OST nazionale un po’ più avanti (settembre?) sarebbe perfetto… ma non è che ci sia bisogno di me ovviamente.
E se tentassimo un OST virtuale usando internet (cha fa molto zero-carbon)?
Adesso chiedo agli esperti…
Maggio 5, 2009 alle 11:32 am |
ma non c’e’ nessuno che faccia parte sia di un gas che di un gruppo di transizione che possa partecipare?
Maggio 5, 2009 alle 12:45 PM
da Wikipedia: GASBISTA TRANSIZIONALE SCECCHISTA: animale ESTREMAMENTE raro, la cui esistenza e’ stata messa in dubbio dal CICAP…..:-D
Vabbe’, a parte gli scherzi, qualcuno del GASBO che sappia qualcosa sulla Transizione c’e’, ma da qui ad organizzare un OST o un Transition Talk ce ne corre…..
Maggio 5, 2009 alle 12:35 PM |
Interessante la questione. Sto cercando di organizzare un incontro con il Gas di Velletri (Rm) e con il nascente Gas di Genzano (Rm) per discutere insieme questa possibile evoluzione dei Gas. Vi aggiornerò spero presto
Maggio 5, 2009 alle 1:15 PM |
Sono interessata a collaborare all’apertura di un negozio sullo stile di quello che stanno realizzando a Modena, e credo sarebbe davvero utile un OST, meglio se non virtuale.
Sarebbe possible organizzare un incotrno a livello regionale?
Marina
Maggio 5, 2009 alle 10:37 PM |
per adesso ci sono i vari incontri organizzati a Monteveglio, poi in futuro chissa’….
http://montevegliotransizione.wordpress.com/
Maggio 5, 2009 alle 6:14 PM |
Grazie a Daria e Marco ho scoperto un mondo nuovo….che pero ahime si trova al nord…..e confesso che fino a ieri nn sapevo nemmeno cosa fossero i GAST GAS e cosi via….conosco i negozi equo solidali (ma quelli che vendono caffe’ zucchero di canna ed altri prodotti provenienti da Africa ecc.)
da tre anni ca. vivo in Sardegna (zona Oristano) e nel paesello presso il quale viviamo, frutta e verdura vengono venduti direttamente dai produttori davanti alle loro case oppure in minuscoli negozietti (che ricordano un po’ quelli degli anni settanta)…la verdure sono quasi sempre bio e si vede, perché non e’ raro trovarci qualche foglia mangiata o direttamente la lumachina…e si trova solo prodotti di stagione…all’inizio mi sono dovuta adeguare al fatto che in inverno non c’erano pomodori ma adesso e’ bello aspettare di mese in mese il prodotto che va di piu’…e’ appena finita la stagione dei carciofi (gnam, che scorpacciate) ….e ora si va di fragole, ravanelli, insalatine ecc.
Ma quel che conta di piu’ sono i prezzi fantastici, altro che intermediario…a volte, quando Katia (la mia ortolana) ha finito qualche verdura, basta aspettare che arrivi il papa’ col Ape e te ne porta tagliata fresca fresca…e’ un bel sistema e qui funziona benissimo
Maggio 5, 2009 alle 9:19 PM |
He he he, bellissimo, se sostituisci l’Apecar con un asinello tu si che hai stai in una città di transizione…
Maggio 5, 2009 alle 10:20 PM |
non ci crederai, ma c’e’ un vecchietto che tutti i giorni parte con il suo cavallino attaccato al carro e va per vigna e campi 😉
Vedi per quanto qui ne sanno un tubo di transizione…ho scelto comunque il posto giusto per vivere una vita accettabile…..ed a passo d’uomo…con pecore, vacche e maiali al pascolo, formaggio da comprare dal contadino ecc.
Maggio 6, 2009 alle 5:05 PM |
In realtà ci sono tanti posti in Italia in cui di transizione non c’è molto bisogno. Penso a certe valli del Trentino in cui un giorno arriverà uno dalla pianura a dire “è finito il petrolio” e loro risponderanno “ah sì? … e si rimetteranno a spaccare legna senza batter ciglio”.
Maggio 5, 2009 alle 10:29 PM |
io sono fortemente d’accordo sul fatto che le motivazione che creano un GAS debbano contaminare l’economia e il mercato tradizionale.
un passaggio nella filiera è accettabile. anzi dal mio punto di vista è molto utile.
luca
Maggio 6, 2009 alle 5:27 PM |
Ciao Cristiano, quello che mi sembra di aver capito essere lo scopo principale dei Gas o Gast e’ di spezzare la catena dei “mille” intermediari anche nella filiera della grande distribuzione e di permettere al consumatore prima di essere informato e poi di cambiare rotta….
purtroppo in un paese dove la classe politica decide cosa la “plebe” deve vedere in Tv e leggere sui giornali mantenendo tutti in perfetta ignoranza stile panem et circense (nn so se si scrive cosi) non e’ semplice, perche c’e’ davvero tanta ignoranza…
Spesso quando vado a fare le spese vedo che tutti comprano allegramente i limoni che vengono dalla Spagna e l’aglio che e’ cinese senza aver vista l’etichetta di provenienza (ammesso che ci sia)
Io in tal caso mi rifiuto di comprare aglio cinese…pomodori e simili e meno male che adesso c’e’ Katia 😉
Maggio 7, 2009 alle 9:02 am |
Gli empori etici…una sorta di botteghe del mondo di prodotti locali, in cui la persona o le persone che ci lavorano possano anche avere la giusta remunerazione, ma in cui la gestione e il rischio economico dell’attività siano affidate al GAST…
Maggio 12, 2009 alle 12:50 am |
Condivido l’idea che la sfida sia da spostare su un altro terreno, senza considerare superata l’esperienza del GAS, che rimane un’altra cosa. Voto quindi per chiamarlo LUIGI. (hehehe) A Ferrara la transizione sta partendo proprio dai GAS quindi l’argomento è molto sentito e i commenti di Stella direi che fotografano bene la situazione compresa l’esperienza del minimarketico che non è neanche l’unico negozio “equo e solidale” in una città peralto non grandissima, però evidentemente “sensibile”. Ho vissuto anche ad Ancona, probabilmente meno predisposta anche geograficamente, però lì (oltre a qualche cooperativa con negozio “bio”) resiste la tradizioni dei mercati contadini, come credo anche a Roma e in molte città del centro italia. È un po’ quello che Slowfood sta cercando di portare avanti con il sostegno ai Farmer’s Market o dei mercatali. Ad Ancona comunque alcune contadine hanno il loro banchetto al mercato che assomiglia molto a quello fuori casa di Oristano, e non stiamo parlando di aziende, ma persone che hanno un po’ di terra, non tantissima, e quindi trovano anche il tempo di fare qualche ora di mercato. In altri casi (Roma?) credo che le amministrazioni intervengano fornendo un “servizio” che prevede un’intermediazione ma solo minima a quei produttori che non possono farcela a dedicare il loro tempo alla commercializzazione. Un aggravio ma anche una garanzia per il consumatore (non tutto quelle che viene direttamente dai contadini è necessariamente “bio”…) Insomma le soluzioni ci sono, come sempre, si tratta di vedere quella che può essere la più adeguata di volta in volta. Perché a Ferrara non c’è il mercato “contadino”? A Bologna ci sono ancora? Da non ferrarese faccio fatica a rispondere, ma immagino che una volta ci fosse. Probabilmente l’agricoltura di pianura, più meccanizzata e redditizia negli anni del boom, ha fatto morire questa tradizione, sostituendola con le grandi aste dei mercati all’ingrosso, dove si riforniscono i negozianti di mezza Italia. Bisogna vedere se, a parte qualche produttore più idealista, un servizio organizzato dai comuni e dagli amministratori invoglierebbe, prima ancora che i potenziali acquirenti, anche i produttori attualmente concentrati su altri tipi di investimento apparentemente più garantito. Insomma, invitiamo la coldiretti all’OST…
Maggio 12, 2009 alle 1:04 am |
Ci ho ripensato. Invece che LUIGI, chiamiamolo NegoZZione, il negozio della transizione…
dicembre 11, 2009 alle 10:24 PM |
ciao a tutti! è da tempo che stavo pensando a questa possibilità.
Il GAS è uno strumento semplice e molto efficace per contrastare il sistema consumistico delle grandi multinazionali. Secondo mè però oltre a dare un certo “fastidio” ai grandi centri comemrciali e ai supermercati dove si trovano spesso solo prodotti che provengono da multinazionali e chissà da quale parte del mondo, il comprare direttamente dal produttore, e senza dubbio un sistema che danneggia anche il piccolo negozio, che si vede scavalcato. L’ideale sarebbe avere la possibilità di trovare i prodotti a km 0 con criteri di salute, benessere, rispetto della natura e di solidarietà verso i produttori anche nel piccolo (e perchè anche grande) negozio. Questo senza dubbio porterebbe anche più persone (quelle … comode) a fare una spesa più consapevole, dove stabilire contatti diretti e rapporti di reciproca conoscenza tra consumatore e produttore, organizzando nel negozio stesso momenti di incontro da produttore e consumatore.
Quindi ottima l’idea di muoversi nella direzione di far in modo che i prodotti sostenibili arrivino nei negozi normali.
aprile 21, 2010 alle 9:24 am |
CIAO A TUTTI SONO ELENA L’ATTRICE CONTADINA VI INVITO PER ORTI INSORTI A GUSTONUDO IL 24 E 25 APRILE E VI REGALO QUESTA FRASE DI WENDEL BERRY!
“Non ti fidare del governo,di nessun governo. E abbraccia gli esseri umani.
Nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica.
Approva nella natura ciò che non capisci e loda quest’ ignoranza,
perchè ciò che l’uomo non ha razionalizzato non ha distrutto.
Fai le domande che non hanno risposta.
Investi nel millennio.
Pianta sequoie.
Sostieni che il tuo raccolto principale è la foresta
che non hai piantato , e che non vivrai per raccogliere.
Afferma che le foglie quando si decompongono diventano fertilità.
Chiama questo “PROFITTO”.
Una profezia così si avvera sempre.
Poni la tua fiducia nei 5 centimetri di humus che si formeranno sotto gli alberi ogni mille anni”.
Wendel Berry
A TEATRO NELL’ ORTO CONTRO LA CRISI
“ORTI INSORTI” DI E CON ELENA GUERRINI
A BOLOGNA
SABATO 24 APRILE ORE 18: Presentazione del libro
ORTI INSORTI ed.Stampa alternativa
UNA PASSEGGIATA NEGLI ORTI INSORTI E NEL TEATRO
DI ELENA GUERRINI IN COMPAGNIA DI ELENA DI GIOIA.
Seguirà merenda contadina.
ALLA LIBRERIA DELLE MOLINE
Via delle Moline 3 . tel.051.232053
Info: libreriadellemoline@gmail.com
DOMENICA 25 APRILE ALLE ORE 21.15:
ORTI INSORTI
“IN GIARDINO CON PASOLINI,CALVINO E IL MI’ NONNO CONTADINO IN MAREMMA”
SCRITTO E RACCONTATO DA ELENA GUERRINI
MUSICA DAL VIVO :DAVIDE ORLANDO DEL GRUPPO JURNATER
A GUSTONUDO, FIERA DEI VIGNAIOLI ERETICI
ALLA SALA SILENTIUM DI VICOLO BOLOGNETTI
INGRESSO 5 EURO.
A BARATTO (UNA BOTTIGLIA DI VINO)SOLO PER I VIGNAIOLI DELLA FIERA!!
http://www.gustonudo.net
http://www.ortiinsorti.blogspot.com